Vacanze
pasquali. Torno in Puglia per qualche giorno e non posso che prendere
al volo una bollicina per gli amici (poco dediti a degustazioni, al
mondo della spumantizzazione e più inclini a birra e tattiche usanze da
pasquetta). Una volta al supermercato decido di acquistare un prodotto
del territorio: la d'Araprì é una delle poche aziende produttrici di metodo classico in Puglia. Una delle prime realtà, nata nel 1979, in grado di dar forma
alla spumantizzazione di qualità in terra pugliese (precisamente
nell'area di San Severo) e che, nel corso degli anni, è riuscita a creare delle etichette di assoluta (e riconosciuta) qualità al pari dei -più noti- Franciacorta o Trento DOC. La scelta, date le finanze non proprio
cospicue, ricade sulla linea-base di casa d'Araprì, il metodo classico
Brut. (Sboccatura 2013). Prezzo, 13 € circa. Qualche parola di presentazione della bottiglia con gli amici di un freddo Lunedì di Pasqua e si procede al botto.
L'impatto
olfattivo iniziale é buono, anche se privo di quell'intensità
riscontrata in altri metodo classico (di stessa fascia di prezzo), tanto che, dopo poco, l'odore di pane e lieviti tende a dimunuire notevolmente.
Il
colore è giallo paglierino, con sfumature verdognole, molto trasparente.
Del resto, queste sono caratteristiche comuni di un vino tutto sommato
giovane (24 mesi di affinamento sui lieviti sono comunque "il minimo"
per un metodo classico di qualità).
Il perlage è abbastanza fine, tuttavia non molto persistente e non di grande "visibilità": personalmente cerco di dare importanza anche all'effetto scenico del vino nel calice e, da questo punto di vista, non posso dire di aver notato una bollicina "affascinante".
Il perlage è abbastanza fine, tuttavia non molto persistente e non di grande "visibilità": personalmente cerco di dare importanza anche all'effetto scenico del vino nel calice e, da questo punto di vista, non posso dire di aver notato una bollicina "affascinante".
Al gusto mostra una certa secchezza, con una leggera acidità finale, accompagnata da sentori di pane e, in misura ancora maggiore, frutta fresca (caratteristica -probabilmente- dovuta all'aggiunta del liqueur d'expédition. Se non sai cosa sia, ti rimando all'articolo sui metodi di produzione qui).
Bene,
terminata questa parte "tecnica" (e senza nessuna pretesa di
ufficialità), il mio giudizio sul d'Araprì Brut (qui trovi la sua scheda tecnica) non é del tutto
positivo: un buon vino (s'intende), abbastanza peculiare, la cui prima
particolarità deriva dalla sua produzione con un tipo d'uva "insolito",
il Bombino Bianco (80% circa): questo rende il d'Araprì Brut una bollicina sicuramente "da provare" per gli amanti del genere ed ideale per aperitivi o piatti
di pesce. Tuttavia, a mio avviso, il prezzo (13 € circa) non corrisponde
totalmente alla sua qualità: ci sono diversi spumanti italiani di stessa
fascia che mi hanno lasciato decisamente più colpito per impatto
olfattivo, perlage e gusto. Cercherò di degustare quanto prima altri prodotti di casa d'Araprì. Sono curioso di confrontare ulteriormente i prodotti di questa cantina con i "rivali" metodo classico italiani.
Giuseppe Magnifico
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