Post-cena, in preda ad irrefrenabile voglia di bollicine, decido di stappare una bottiglia che da ben 24h (un tempo quasi geologico) era riposta in frigorifero: un piacevole regalo da parte della mia ragazza. Pur avendo degustato innumerevoli prodotti della Franciacorta e avendo trascorso, in pratica, tutto il Vinitaly2015 nell'omonimo padiglione, l'azienda "La Fiorita" mi risuonava come un nome nuovo. Ed in effetti -come sempre faccio ancor prima di sorseggiare- ho consultato il sito della cantina, scoprendo che si tratta di una realtà tutto sommato "recente". Le prime bollicine vennero prodotte nel 2000, a Ome (BS), dov'è situata, appunto, l'azienda con annesso agriturismo. Ad oggi, La Fiorita produce ben sei tipologie di Franciacorta: Zero, Extra Brut, Brut, Rosè, Satèn, Riserva. (Se non sai cosa vogliano dire questi termini, tranquillo, c'è una pagina apposita per te.)
Il prezzo di questa bottiglia si aggira intorno ai 14 €. Stessa fascia dei precedenti Riva di Franciacorta e d'Araprì Brut. "Purtroppo" questi sono i prezzi minimi per un metodo classico, difficilmente (anzi direi mai) si trovano tali bollicine ad un prezzo inferiore ai 10 €. Ma il lavoro che c'è dietro la produzione, i tempi di affinamento, in parte ne giustificano il costo.
Ad ogni modo, dopo un pò di convenevoli ("Figa la bottiglia!" et simila), decido di stappare. Sono rimasto sorpreso dalla corposità della schiuma iniziale
(probabilmente avevo eseguito qualche movimento brusco e ne è
fuoriuscita un pò all'apertura) e, in misura ancora maggiore,
dall'impatto olfattivo di notevole intensità, sicuramente maggiore
rispetto ai due precedenti spumanti Riva e d'Araprì. Gli aromi principali che si rivelano al naso sono essenzialmente floreali (sarà il nome della cantina: direi che ci hanno preso!).
Il perlage è fine e -sopratutto- persistente (notevole per un vino di questa fascia di prezzo), con bell'effetto visivo nel calice. Da notare, in foto, la corona circolare di bollicine presente sul bordo del calice. Simbolo di qualità nel processo di produzione.
Bene, faccio il primo sorso. La struttura aromatica (sopratutto aromi floreali) si percepisce anche in questo caso e, devo dire che il sentore di salvia (dichiarato nella scheda sul sito dell'azienda) è effettivamente percettibile sia al gusto che al naso. Per essere un Franciacorta il tipico sentore di lieviti è quasi impercettibile (e questa è la cosa che -probabilmente- mi è piaciuta meno, essendo un amante di quel sapore caratteristico). Al gusto, inoltre, presenta una notevole acidità e secchezza, sicuramente maggiore rispetto agli spumanti che ho precedentemente assaggiato. Pur essendo un Brut, pare davvero di star bevendo un Pas Dosè o giù di lì. Proprio per questa caratteristica -come da titolo di questo post- non consiglierei questo vino come aperitivo, bensì come bollicina da pasto, per la sua azione quasi "digestiva" dovuta alla persistente vena acidula.
Tant'è che ho dovuto accompagnare i calici successivi al primo con con un affettato, pur avendo già cenato, come puoi vedere in foto.
Quindi, riassumendo. Si tratta di un buon spumante di fascia base tra i Franciacorta, dalle caratteristiche di un vino giovane (metodo classico, 24 mesi di affinamento sui lieviti) visibili nel colore, perlage e acidità. Nonostante ciò, l'impatto olfattivo è decisamente positivo e se hai l'occasione di sorseggiarlo durante un pasto (magari abbinando pesce o carne bianca) accompagna ottimamente ogni pietanza. Tra i metodo classico di fascia-base sicuramente ha un buon rapporto qualità/prezzo. Lo consiglio sopratutto a chi piace una bollicina leggermente più acidula al gusto. Se sei un amante della bolla briosa e meno "amara" (un prosecco per intenderci), allora non è propriamente il vino che fa per te.
Giuseppe Magnifico
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